Riannodando il filo del nostro discorso.

Musubi di buon auspicio sul carro del matsuri. Hida Furukawa, 20 aprile 2017.

Non distratta, ma assente sì, non lo nego, in questi mesi intensi di esperienze, di meraviglie, di piccole gioie e scoperte. Di incontri. Di studio.

Ho trascurato queste pagine e me ne dispiace, ma non le ho dimenticate.

È che a volte i giorni sono così intensi che la sera non resta l’energia per raccontarli.

Per raccontare alcunché.

Così è avvenuto durante il nostro ultimo viaggio in Giappone: gli incontri, i paesaggi, i sorrisi, la festa, la gioia di ritrovare le amiche, i giardini, le danze, la musica del flauti e dei tamburi, le passeggiate fra i pini, in breve,  le nostre riches heures, così preziose. Come raccontare? Quando si sta bene, quando il giorno basta a se stesso e non è davvero possibile desiderare di più, quando il silenzio del bosco di criptomerie che racchiude un tempio antico, la passeggiata silenziosa lungo un canale dalle acque imbiancate dai petali,   quando tanti momenti inattesi – regali unici – trasformano l’ennesimo viaggio in Giappone in uno dei più belli della tua vita, cosa resta da dire?

Ma ora che tutti quegli attimi sono depositati nel ricordo, ora che è passata la stagione del viaggio e del viavai di conferenze e corsi, per me, sì, per me è l’estate il tempo della riflessione e della scrittura. 

Mentre dietro la scrivania, oltre la finestra, le foglie del fico in giardino sono picchiettate di luci e ombre, mentre il furin 🎐 paziente attende la spinta leggera di una brezza che non può tardare, eccomi di nuovo. 

È tempo di riannodare i fili di un discorso interrotto con chi passa da queste pagine per un saluto, per una pausa, fra un’incombenza e l’altra di questa quotidianità che ci consuma i giorni. È tempo di rispondere al saluto. Con un sorriso.

八千種の花は移ろふ常盤なる松のさ枝を我れは結ばな

Yachikusa no

hana wa utsurofu

tokiwa naru

matsu  no saeda wo

warewa musubana.

 

I fiori di mille varietà

col tempo appassiscono.

Leghiamo perciò

il ramo del pino,

sempre verde.

 

Ōtomo no Yakamochi (ca. 716 – 785) 

Man’yōshū, XX: 4501

2 commenti

  1. Gentile Rossella,
    se questo post è una promessa, Le dico subito che era proprio quello che speravo. Mi mancavano i suoi post ricchi di informazioni e di visioni di un mondo che amo e che continua ad incantarmi. Adesso – se interpreto bene le sue parole – potremo aspettarci di nuovo quelle belle sue spiegazioni e descrizioni, quelle conoscenze che avidamente attendo di appuntare.
    Questa estate sarà lunga, la renda più interessante, La prego!

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